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Thailandia, calo di esportazioni ed investimenti

Calo di esportazioni ed investimenti esteri. Per la Thailandia prevista nel 2014 una crescita dell'1%, la più bassa del sud-est asiatico.

14-01-2015

Thailandia, calo di esportazioni ed investimenti

Gli ultimi dati esprimono chiaramente quanto peraltro paventato da tempo da molti analisti e cioè che l'economia della Thailandia segnerà, per quanto concerne il 2014, un tasso di crescita miseramente basso, il più contenuto di tutta l'area del sud-est asiatico a fronte di esportazioni rallentate e di investimenti scarsamente significativi.
 
Anche se nel terzo trimestre dello scorso anno l'economia della Thailandia ha rivelato una leggera crescita dovuta a modesti consumi ed investimenti, lunghi mesi di lente esportazioni hanno fatto precipitare le speranze del governo militare per una veloce ripresa dell'economia.
Sempre nel terzo trimestre dello scorso anno il Pil della Thailandia ha segnato uno sconsolante +0,6% rispetto allo stesso periodo del 2013 per colpa degli stagnanti investimenti esteri in aggiunta al forte calo delle esportazioni, divenute la vera bestia nera dell'economia del Paese.
 
La Thailandia, infatti, ha perso ormai da alcuni anni le posizioni acquisite in virtù della competitività e la Bank of Thailand aveva peraltro già previsto per le esportazioni un anno scarsamente significativo dopo le contrazioni già registrate nel 2013.
A questo proposito è importante ricordare che, negli ultimi 15 anni, la Thailandia è stata il Paese dell'Asean più competitivo anche per quanto concerne le esportazioni di elettronica in generale e cioè radio, televisori e stampanti.
 
A peggiorare ulteriormente lo scenario delle esportazioni le proteste antigovernative durate mesi che avevano contribuito ad allontanare gli investimenti stranieri ed a dirottarli sulle rampanti economie confinanti quali, ad esempio, il Vietnam che ha recentemente acquisito il 6% del mercato della componentistica per computers e telecomunicazioni imponendosi in tal modo fra i principali esportatori di elettronica.
Multinazionali quali Samsung e Mitsubishi hanno da tempo rivolto attenzioni ed investimenti al Vietnam ritenuto il prossimo sostituto della Thailandia non appena quest'ultima avrà acquisito posizioni all'interno della cosiddetta "catena del valore".
 
Un'altra posizione economica che la vedeva predominante è stata persa dalla Thailandia nel comparto degli hard drives a seguito delle preferenze dei consumatori non più orientate verso i pc ma bensì a favore di flash memories, tablets e smartphones.
Dopo le inondazioni del 2011 e gli incalcolabili danni subiti anche dalle fabbriche del settore dell'elettronica, i produttori avevano cessato di rivolgersi alla Thailandia anche per quanto concerne la produzione di queste memorie esterne.
 
Alla luce di tali problematiche il valore delle esportazioni della Thailandia ha subito nel terzo trimestre del 2014 una flessione dell'1,7% su base annua spingendo il Governo a ritenere che il tasso di crescita non potrà superare l'1%, il più basso di tutta la regione.
Anche un taglio dei tassi da parte della Bank of Thailand per stimolare una ripresa degli investimenti e della spesa interna potrebbero non determinare un rapido miglioramento.
I profitti generati dalla domanda interna, infatti, potrebbero anche essere annullati dal forte calo delle esportazioni.
 
Inevitabile per il Governo della Thailandia reperire altrove le entrate necessarie anche per colmare il profondo divario economico interno al Paese fra i sostenitori dell'ex primo ministro, prevalentemente nelle aree rurali, e la classe media della capitale che ha sostenuto il golpe di Maggio.
Significative, in questo contesto articolato, le promesse del Governo tese a finanziare opere infrastrutturali per oltre US$11 miliardi e ad erogare contributi economici ai produttori di riso e di gomma.
 
Il calo segnato sia dalle esportazioni che dagli investimenti stranieri diretti in Thailandia abbinato a problematiche politiche interne al Paese asiatico hanno così creato un mix insidioso che ha dato corpo a nuove politiche fiscali compensative.
 
E' però probabile che l'introduzione dell'imposta di successione e della tassa di proprietà si rivelino depressive in uno scenario economico che presenta già da tempo segni di marcata difficoltà.